E che le fa... so prete!!!

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b_130_0_16777215_00_images_stories_articoli-2013_scoline.jpgPietre si, ma pietre lavorate nel '500 per le Scuderie di Palazzo Farnese, abbandonate nel parcheggio, dove chiunque può caricarle in macchina e portarsele a casa come souvenir.

E noi continuiamo a sognare, a ripetere che dobbiamo recuperare, valorizzare, promuovere... a maggior ragione che siamo uno dei "borghi più belli d'Italia".
Eppure, così come è avvenuto già agli inizi dei lavori di recupero e ristrutturazione delle antiche Scuderie, agli inizi degli anni '80, ancora oggi il patrimonio comune e pubblico viene umiliato e sperperato. Al tempo sparirono i numerosi "famosi vasi" in peperino, rivestimenti in peperino, modanature e chissà quante cose non catalogate.
Eppure da allora sono trascorsi 30 anni, eppure sono cambiati i responsabili, ma allora perché certe cose si ripetono?
Qualcuno potrebbe dire: quante storie... alla fine sono pietre....

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Si, tra cui le scoline in peperino, che servivano a defluire i liquidi delle stalle in cui venivano ospitati i cavalli, le cui sorelle sono ancora visibili nel salone a piano terra, oggi utilizzato dalla scuola alberghiera.
Le disegnò qualche architetto importante?
Forse si, se è vero che il progetto delle Scuderie venne realizzato da Giovan Battista Fornovo, allievo del Vignola. Ma anche se non fossero state disegnate o ideate da un architetto importante, ed ammesso che non siano neanche antiche (ma lo sono), perché tenerle ammucchiate come materiale di risulta nel parcheggio delle Scuderie aperto al pubblico... e a chiunque? A chissà quante persone farebbe gola avere una pietra così, da collocare in bella vista per arredare il proprio giardino. Chissà quante di quelle scoline e scalini in peperino avranno già preso il volo, come hanno preso il volo diversi materiali di risulta della ripavimentazione della via Dritta?
Eppure continuiamo a parlare di "recupero e valorizzazione", di promozione turistica e magari a sperare di rilanciare quella meravigliosa struttura delle Scuderie chissà.

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Continuiamo a parlare di promozione e valorizzazione mentre il Palazzo Farnese, incurante dell'indotto che esso genera per il paese, almeno per quelli che non hanno importanti rendite dalle nocciole.
Bhè il Palazzo, motivo la crisi economica e l'impossibilità di pagare i custodi, ha ridotto le giornate di visita a cominciare dai pomeriggi festivi... avete capito bene, i pomeriggi festivi cioè quando il turista si muove per vacanza o per una gita fuori porta. Così svanirà anche il sogno di rilanciare commercialmente il centro storico di Caprarola, di rivitalizzarlo come era un tempo perché senza neanche quel poco turismo di oggi non avrebbero ragione di esistere neanche le poche botteghe aperte.
Svanirà anche "il sogno farnesiano" per il quale venne realizzata una delle più importante dimore tardo rinascimentali d'Europa, perché questo primo passo della Soprintendenza, sembra proprio preludere un destino ben più triste e grave. Potrebbe diminuire l'interesse e con esso gli interventi di manutenzione, già di per se precari (basta guardare i parapetti dei torrioni senza parlare di ciò che non si vededall'esterno, come le infiltrazioni che hanno causato notevoli danni agli affreschi).
Eppure continuiamo a parlare di promozione e valorizzazione, già... ma di quale promozione e valorizzazione stiamo parlando se non riusciamo a valorizzare neanche il prodotto che ha dato grandi ricchezze ai caprolatti? Se ognuno decide, programma, fa e disfa a suo piacere senza preoccuparsi degli operatori locali (ristoranti, pizzerie, bar, strutture ricettive...) e dell'economia locale?
E' vero, dimenticavo che di economie che si rispettino a Caprarola ne esiste solo una.
Ero adolescente quando sentivo parlare delle bellezze di Caprarola, del Palazzo, del centro storico, delle nostre tradizioni...
Sono trascorsi tanti anni, purtroppo, ed oggi ruotano i soliti argomenti, le solite parole, le solite frasi... nulla è cambiato e forse nulla cambierà.

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