Caprarola oggi - considerazioni attuali

**Scritto da Administrator**

Da ragazzo, anni 70, Caprarola era tutta un'altra cosa. C'era più entusiasmo, più voglia di vivere, più amicizia, più apertura verso il paese e verso i turisti. Le cose sono un p'ò cambiate un pò per colpa nostra, un pò per colpa dei tempi e un pò per

colpa di chi ci ha governato. Caprarola in realtà sono 5, 6, forse 7 Caprarole. I caprolatti sono stati divisi in La Paradisa, Magliano, Santa Teresa, Poggio dei Cerri. Veri e propri centri abitati che potrebbero definirsi frazioni, vista la distanza dal centro storico. Poi c'è Cucciale, La Saponeria, Madonna della Neve, San Rocco ecc. ecc. Tutte queste zone non hanno fatto altro che allontanare gli abitanti da Caprarola con il conseguente allontanamento delle amicizie e dei contatti sociali. Una volta si usciva per far due passi e scambiare quattro chiacchiere.
Voi pensate che uno, tornato dal lavoro, si fa due passi da Poggio dei Cerri per un caffè? Oppure uno si fa due passi dalla Croce Fidele fino a piazza della Posta? Così ci si impigrisce e quando si torna dal lavoro si vede un pò la televisione, tanto con Sky e difitale terrestre avoglia a programmi, male che va c'è la Play Station. Così in paese ci passi in macchina perché sei costretto ad andare a messa o in Comune, tanto i negozzi si stanno trasferendo tutti alla Paradisa. E quando incontri i tuoi vecchi amici neanche li saluti perché i rapporti si sono tanto raffreddati che non ti conosci più. Tutt'al più fai un cenno con la testa quasi per forza. Ecco cos'è oggi Caprarola. Tanti piccoli paesi di sconosciuti.
Grazie alla sagra e a qualche festa un pò più sentita prendi un gelato da Sallommino e incontri un pò tutti ma l'indomani tutto ricomincia da capo. Eppure c'è ancora chi dice che a Caprarola si stà bene. Dove? Ognuno a casa propria perché vita sociale non esiste. Il centro storico è vuoto, incontri solo qualche anziano irriducibile sotto a la rocca, qualcuno di mezza età a piazza della posta e un'altro gruppetto a San Marco. I giovani, salgono in macchina e vanno, i ragazzi tutti al Roxy. Gli altri quartieri? Manco a parlarne. Vuoti pure quelli.
Che fare allora? Non lo so. Ci deve pensare il comune a inventare qualcosa per far socializzare tutti i caprolatti, a risvegliare sto paese, con iniziative, progetti, idee nuove per giovani e adulti, bambini e anziani. Non sarà facile... Il danno è abbastanza grande però, con un pò di buona volontà e serietà si può fare.
Lasciate un commento, una vostra idea, un progetto, una proposta. Fatevi sentire.

Articoloscritto e inviato da Gino

Commenti
# 1
Tutto Vero: purtroppo. Però sono d'accordo con Gino che si può cambiare, anzi si deve cambiare per noi e per i nostri figli
Di  Carlo  (inviato il 03/10/2006 @ 19:42:32)
# 2
Leggendo questo articolo, che ho apprezzato tantissimo, ho cercato di rivedermi da bambino insieme ai miei compagni. Ottobre era il periodo della vendemmia e quasi tutti a Caprarola avevano una cantina nei vicoli del centro storico. Nel tardo pomeriggio trattori e furgoncini attraversavano il paese carichi di bigonce piene d'uva. Il nostro divertimento era quello di attaccarci alle sponde e di nascosto arrampicarci sul trattore mentre era in movimento e, senza farsi vedere dal guidatore, rubare qualche grappolo d'uva. Spesso se ne accorgeva e guidando si alzava in piedi urlando, inveendo e bestemmiando per allontanarci. Qualche volta i furgoncini erano troppo veloci e, se riuscivamo ad attaccarci mentre era in corsa, diventava difficile staccarci. Non di rado qualcuno da noi cadeva sbucciandosi le ginocchia. Avevamo dagli 8 ai 10 anni, forse anche di più. Guardando oggi i ragazzi della stessa età mi rendo conto quanto tempo sia passato e come sono cambiate le cose. Oggi attraversi il paese e, oltre a non vedere trattori e furgoncini, non vedi un ragazzo. Magari sono davanti al PC o ancor peggio davanti alla TV inchiodati con la loro play station. E' difficile dire se è meglio oggi o allora. Certo è che una volta, forse, ci si divertiva di più con molto meno stando in combriccola con i compagni. Oggi la maggior parte degli interessi dei ragazzi di quella età si praticano individualmente, così li vedì per ore e ore come drogati davanti a video giochi il più delle volte violenti. Ti accorgi così che questa generazione è troppo diversa, difficile da stimolare, quasi impossibile da entusiasmare. A noi bastava una cerbottana, un mazzo di figurine, qualche tappo di birra oppure un vecchio copertone.
Di  Bruno  (inviato il 04/10/2006 @ 23:03:15)
# 3
Me lo ricordo anch'io quando ci attaccavamo i trattori con i bigonzi pieni d'uva e mi ricordo anche che qualche volta il padrone fermava i trattore e ci rincorreva. Sono tanti i ricordi della mia infanzia, ad esempio ricordo bene quando la Paradisa non esisteva, erano tutti castagneti che costeggiavano la strada nova. Non c'erano case. A primavera, a volte, i maestri ci portavano a fare una passeggiata proprio in quei castagneti. Sembrava una gita fuori porta. Facevamo "li petò", sfilando la corteccia dai butti del castagno. Poi si puliva per bene ed infine lo si suonava. Mi ricordo anche quando prendevamo "le racenquele" (gli orbettini) piccoli serpenti innocui, e li mettevamo dentro un barattolo. Ricordo anche che nei castagneti c'erano tanti fiori (i crochi) simili al fiore dello zafferano. Sotto avevano un bulbo che chiamavamo "paggnottella e una volta scavato e pulito lo mangiavamo. Grazie a questa rubrica ho l'occasione di ricordare quei tempi che sono rmai così lontani. Se penso che durante il giorno uso il telefonino, al lavoro il computer, quando torno a casa gioco con mio figlio con la sua plystation oppure ci vediamo un film su sky e se vale la pena lo registramo sul DVD, bhè... i miei ricordi sembrano di un'altra era.
Ringrazio il sito di caprarola.com che ci permette di ricordare.
Grazie
Di  Luigi  (inviato il 05/10/2006 @ 17:15:13)
# 4
Io ricordo quando giravamo per fossi e per grotte. Ad esempio alcune molto profonde erano al "Pilo", sotto al convento di S. Teresa. Organizzati con fiammiferi e candele ci improvvisamamo esploratori. Ogni tanto incontravamo qualche pipistrello che aumentava la nostra suspance. Poi, fortunatamente, un pò per un colpo d'aria che spegneva qualche candela, un pò perché si faceva tardi si tornava indietro. Ma ricordo molto bene invece le capanne che costruivamo lungo il fosso del pilo. C'erano più capanne, di gruppi diversi di bambini che spesso diventavano rivali. La competizione stava nel costruire la capanna più grande, più bella e meglio arredata. Arredata con oggetti semplici trovati lungo il fosso: uno specchio, un pettine, un porta saponetta, una sedia sgangherata, una damigiana mezza rotta. Cose inutili che per noi erano motivo di orgoglio. Ricordo anche che per rivalità, spesso le capanne venivano danneggiate dai bambini rivali, per invidia o per dispetto da quelli più grandi. Poi ci si rincontrava lungo i sentieri del pilo e scoppiava una sassaiola. Avevamo dagli 8 agli 11 anni. Ricordo anche quante volte siamo caduti a mollo nel fosso del pilo, puzzolente e putrido o più spesso nel fontanile del pilo e quando tornavamo a casa completamente bagnati si rimediava anche qualche scappellotto dai genitori. Difficile credere a questi racconti. A volte faccio fatica anch'io a crederci, eppure succedeva solo 35 anni fa. Chissà cosa fanno i bambini di oggi.
Di  Mauro  (inviato il 07/10/2006 @ 21:40:44)
# 5
Anche i miei ricordi di bambino prima ed adolescente poi risalgono agli anni 60. Ricordo come anche allora ci fosse una netta suddivisione tra chi abitava in un quartiere e coetanei che vivevano in un altro. Difficilmente chi abitava a San Marco aveva "scambi" con ragazzi del Pilo o di Santa Teresa. L'aggregazione avveniva a scuola da dove, finite le lezioni, si usciva per tornare ciascuno nel proprio micro cosmo. Ricordo certe piccole rivalità parrocchiali, in cui si evidenziava la scarsa intenzione di perdere quote egemoniche a favore di nuove istanze. In fondo, la situazione di oggi non fa che ricalcare il passato... Forse indice di un individualismo che i caprolatti hanno nel DNA assorbito insieme al latte delle capre che li hanno allattati? A parte gli scherzi: credo che sia sintomo comune a tutti quelli che "invecchiano" dire che ai loro tempi...
Di  philip  (inviato il 11/10/2006 @ 13:52:39)
# 6
Vi ricordate i Tiva? Erano i proprietari di una bottega artigiana, proprio dietro al "palazzo Quatrini". In quella bottega i due fabbri lavoravano il ferro, forgiavano i pezzi, costruivano cancelli, inferriate, ringhiere ed oggetti in ferro. Ricordo che quando potevo mi avvicinavo a sbirciare mentre lavoravano. Bisognava farlo di nascosto perché ai fratelli Tiva non piaceva avere mocciosi tra i piedi. Eppure era così entusiasmante vedere il fuoco della forgia alimentata dal mantice, il martello che batteva sul ferro infuocato appoggiato su una enorme incudine. Ai ragazzi di oggi probabilmente sembrerà preistoria eppure credo che alla nostra generazione sia ancora vivo ricordo. E' uno squarcio di Caprarola che se ne va.
Di  Marcello  (inviato il 31/12/2007 @ 18:10:17)
# 7
Penso che il problema sia di carattere sociale e che i tempi abbiano accellerato maggiormente il fenomeno di disgregazione sociale già esistente. La buona volontà non servirà a molto e non credo esista ulcuna ricetta in grado di determinare un nuovo assetto aggregativo fra paesani. Forse i tempi cambieranno da soli, chissà.
Di  Roby  (inviato il 30/10/2010 @ 21:50:11)
# 8
Penso che il problema sia di carattere sociale e che i tempi abbiano accellerato maggiormente il fenomeno di disgregazione sociale già esistente. La buona volontà non servirà a molto e non credo esista ulcuna ricetta in grado di determinare un nuovo assetto aggregativo fra paesani. Forse i tempi cambieranno da soli, chissà.
Di  Roby  (inviato il 30/10/2010 @ 21:59:40)

 

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